Dal 1926, anno di nascita, l’autore ripercorre cronologicamente i principali eventi della sua vita, la morte della mamma e del fratellino, la sua condizione di orfano, il girovagare nelle case dei parenti in Sardegna e in Italia, il trasferimento in un Collegio a Cividale del Friuli. E poi la scuola a Cagliari durante la seconda guerra mondiale, il militare, il ricovero in sanatorio a Sondalo, la ricerca di un lavoro al Nord e il rientro in Sardegna. Fino al 1955, anno del suo matrimonio, la narrazione procede in modo cronologico più o meno lineare, dopo di che i ricordi cominciano ad alternarsi. Si torna a periodi precedenti, per raccontare altri episodi, in un continuo andirivieni tra avvenimenti lontani ed altri più vicini, che descrivono tutta la sua vita.
Per anni a capo di un azienda sperimentale dell’ex Ente Autonomo del Flumedosa, sita a Uta, descrive poi i vari travagli nel lavoro, il trasferimento definitivo a Cagliari come sede di servizio, la “costruzione” della sua famiglia, con racconti particolarmente precisi di alcuni fatti. I ricordi del padre e della sua famiglia di origine, la laurea in legge raggiunta con sforzi assidui che gli porta oltre ad una grande felicità, anche il ruolo di giudice di pace per qualche anno dopo la pensione. L’esperienza della depressione e quella delle varie preoccupazioni per i figli, le malattie e i ricoveri ospedalieri e la decisione di ricostruire il suo passato fino ad oggi con la scrittura di un diario “ex post” in cui prende in esame le sue vicissitudini e le sue realizzazioni in una sorta di autoterapia finalizzata all’accettazione in toto della sua vita.
Eraldo Mocci, diploma di perito agrario e laurea in giurisprudenza, nasce a Decimoputzu, paesino in provincia di Cagliari, nel 1926. Ha lavorato all’Ente Autonomo del Flumendosa, è stato procuratore legale e giudice di Pace. Dal 1962 vive a Cagliari con la moglie Itala e la fedele Kira, detta anche Kiretta, meticcio di 7 anni.